Edema polmonare cardiogeno nei gatti: Aspetto radiografico
Edema polmonare di gatto: che cos'è?
Questo danno produce alterazioni della pressione e della capacità di trasporto del sangue che si differenziano a seconda della struttura cardiaca interessata, dando come risultato segni e sintomi diversi che consentono una diagnosi semeiologica che si avvicini al luogo della lesione cardiaca.
L'insufficienza cardiaca si divide in insufficienza cardiaca anterograda e retrograda. Quella retrograda è anche chiamata insufficienza cardiaca congestizia. La seconda, quella anterograda, è caratterizzata da una riduzione della gittata cardiaca, che porta ad una diminuzione della perfusione tissutale degli organi vitali, causando disfunzioni a livello cerebrale e renale. L'insufficienza cardiaca congestizia è invece definita dall'aumento della pressione telediastolica a livello ventricolare, che porta ad un aumento della pressione atriale e di conseguenza della pressione polmonare e sistemica, causando edema polmonare di natura cardiogena e ascite. Le lesioni a livello cardiaco (valvolare, miocardico) possono causare un tipo o un altro di insufficienza cardiaca, anche se più comunemente causano un insieme di entrambe, con sintomi polmonari e sistemici, o soltanto di una delle due aree a seconda della localizzazione della lesione. Conoscere la fisiopatologia è fondamentale per comprendere sia la causa che le conseguenze dell'insufficienza cardiaca.
La diagnosi di insufficienza cardiaca si basa sulla semeiologia clinica, sui segni radiografici e sui livelli plasmatici del peptide natriuretico, ma non esiste un test diagnostico che da solo sia in grado di dare la diagnosi di insufficienza cardiaca. Per questo motivo è necessario conoscere esattamente i segni radiologici che possiamo trovare nella radiografia toracica per formulare una diagnosi corretta.
La radiografia del torace consente di conoscere in modo non invasivo lo stato delle vene polmonari e di sapere se i sintomi respiratori possono essere secondari all'edema polmonare o ad altri processi (polmonite). Anche se nei cani l'immagine radiologica dell'edema cardiogeno è ben definita1 (pattern alveolare bilaterale simmetrico e più marcato a livello caudo-dorsale), nel gatto il pattern radiografico è sempre stato considerato più variabile. Nel gatto si osservano tipicamente infiltrati a chiazze o localizzati con elevata variabilità nella distribuzione in tutto il polmone.
Inoltre, l'insufficienza cardiaca può portare al versamento pleurico (che si verifica con maggiore frequenza nei gatti rispetto ai cani), aumentando la difficoltà della diagnosi radiologica.
Sono poche le pubblicazioni che analizzano il rapporto tra i segni radiografici e l'insufficienza cardiaca nei gatti che possono caratterizzare con maggiore precisione la comparsa di edema cardiogeno nelle radiografie toraciche del gatto. Per questo motivo analizzeremo ora uno studio condotto nel 2009 tra gli ospedali del Regno Unito e dell'Australia in cui si mirava ad identificare i segni radiologici dell'edema cardiogeno nei gatti con diagnosi di insufficienza cardiaca.
È stata eseguita una ricerca di casi che includeva gatti con diagnosi tramite ecocardiografia di insufficienza cardiaca dovuta a malattia miocardica con radiografia toracica durante lo stesso ricovero. Sono stati esclusi dallo studio i gatti che non presentavano due proiezioni di radiografia toracica e i gatti con radiografia toracica normale. Le opacità polmonari sono state definite in funzione del fatto che fossero bronchiali, vascolari, interstiziali o alveolari. Una volta effettuata tale classificazione, ne è stata esaminata l'estensione, considerandola diffusa se comprendeva l'intero polmone o locale/multifocale se vi erano aree rispettate dei campi polmonari. Le opacità diffuse sono state suddivise secondo una distribuzione uniforme o non uniforme.
Nello studio sono stati infine inclusi 23 gatti che soddisfacevano tali criteri. Al momento del ricovero in ospedale tutti i gatti presentavano segni respiratori: il 91% tachipnea e il 70% anche dispnea. La frequenza respiratoria media era di 60 respiri al minuto e la frequenza cardiaca media era di 204 battiti al minuto. 8 gatti presentavano soffio sistolico, 5 avevano un ritmo galoppante e 2 aritmia. Tutti i gatti presentavano una dilatazione dell'atrio sinistro. Dopo il trattamento con furosemide, l'87% dei gatti ha mostrato un miglioramento dei sintomi respiratori. I gatti che non hanno risposto al trattamento sono morti poco dopo la diagnosi di insufficienza cardiaca.
L'aspetto radiologico dei polmoni era caratterizzato da opacità che seguivano modelli e distribuzione variabili. Tutti i gatti presentavano un pattern interstiziale o granulare che riduceva la chiarezza dei margini dei vasi polmonari e della sagoma cardiaca. Nell'83% dei gatti questo modello era associato ad un pattern alveolare, in alcuni animali con broncogramma aereo. Nel 70% dei gatti il pattern interstiziale perivascolare era associato ad un aumento del diametro dei vasi polmonari. Nella maggior parte dei gatti il modello predominante era sempre il pattern alveolare. Per quanto riguarda la distribuzione delle opacità, la maggior parte erano diffuse in modo uniforme, seguite in ordine decrescente di frequenza da: quelle diffuse non uniformi, quelle multifocali e infine quelle focali uniche. Nessuno dei gatti ha mostrato segni di interessamento di un singolo polmone. Solitamente si osservava un interessamento bilaterale.
A. Edema polmonare a pattern interstiziale diffuso uniforme con ispessimento dei vasi polmonari.
B. Edema polmonare non uniforme e diffuso a pattern alveolare.
In conclusione, è sorprendente che una condizione così diffusa come l'edema cardiogeno nei gatti sia stata poco studiata a livello radiologico. Dopo l'analisi dello studio, si può concludere che l'edema polmonare cardiogeno presenta un aspetto radiologico variabile, per cui i veterinari che si occupano di questa patologia devono conoscere i molteplici pattern in cui può presentarsi per evitare una diagnosi errata.