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    Esiste un legame tra calicivirus felino e gengivostomatite?

    Oltre l'80% dei gatti che soffrono di processi infiammatori cronici nella cavità orale risulta positivo al test di individuazione del calicivirus felino della zona orofaringea. Esaminiamo un possibile legame tra gengivostomatite e calicivirus felino.

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    I gatti sono soggetti a infezioni delle vie respiratorie superiori, con quasi il 90% dei casi causati da calicivirus felino (FCV) ed herpesvirus felino (FHV). Sebbene siano disponibili vaccini contro l’FCV, la malattia continua ad essere comune nella pratica veterinaria e spesso causa altri problemi e coinfezioni che compromettono la qualità di vita del gatto.

    I sintomi del calicivirus felino

    L'infezione da calicivirus felino causa solitamente una lieve forma di influenza felina, accompagnata da secrezioni nasali. Alcuni ceppi causano febbredebolezzaanoressia e zoppia nei gatti giovani, ma di solito si riprendono in pochi giorni, mentre altri possono essere molto virulenti e causare un rapido deterioramento dell'organismo, con conseguenze potenzialmente fatali.

    Tuttavia, spesso l'unico sintomo dell'FCV è la comparsa di afte su lingua, palato e/o naso. Infatti, uno studio dell'Università di Zurigo1 su 200 gatti affetti da FCV e 100 gatti sani ha concluso che"le ulcere orali, la salivazione, la gengivite e la stomatite sono segni clinici associati all'infezione da FCV, molto più dei classici sintomi (starnuti e secrezioni nasali e oculari)".

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    La prevalenza di gengivostomatite nei gatti affetti da calicivirus felino

    La gengivostomatite felina è una sindrome comune nei gatti, anche se la sua eziologia rimane incerta. La teoria più accreditata indica un'origine multifattoriale e l'esistenza di diversi agenti infettivi.

    Uno studio condotto dall'Università di Monaco2 ha studiato la prevalenza di diversi virus, tra cui il calicivirus felino, su 52 gatti affetti da gengivostomatite cronica e un gruppo di controllo di 50 gatti della stessa età. È stato riscontrato che la presenza di RNA dell'FCV era significativamente più comune nei gatti con gengivostomatite cronica (53,8%) rispetto ai gatti del gruppo di controllo (14%).

    I ricercatori hanno anche trovato una differenza significativa nella prevalenza di anticorpi contro l'FCV nei gatti con gengivostomatite cronica (78,8%) rispetto ai gatti del gruppo di controllo (58%). Per quanto riguarda gli altri agenti infettivi oggetto della ricerca, non sono state riscontrate differenze significative in termini di prevalenza tra i gatti con gengivostomatite cronica e quelli del gruppo di controllo. Pertanto, i ricercatori concludono che "l'FCV, e nessun altro agente infettivo, è comunemente associato alla gengivostomatite cronica nei gatti”.

    Nello stesso anno, i ricercatori della Colorado State University3 hanno pubblicato uno studio che esamina il rapporto tra calicivirus felino e gengivostomatite. Sono stati analizzati campioni di sangue di 70 gatti affetti da gengivostomatite e di 61 gatti sani inseriti nel gruppo di controllo per la ricerca di anticorpi contro alcune specie di Bartonella mediante immunodosaggio enzimatico e Western blot, così come per il DNA con PCR convenzionale. Sono stati anche analizzati 42 campioni di biopsia orale prelevati da gatti con gengivostomatite e 19 da gatti sani per RNA di FCV, DNA di FHV-1 e DNA di Bartonella spp.

    I risultati non hanno mostrato alcuna differenza nei tassi di sieroprevalenza per le specie di Bartonella, il DNA nel sangue e i tessuti e il DNA di FHV-1 tra i due gruppi di gatti. Tuttavia, l'RNA di FCV era più presente nei gatti con gengivostomatite (40,5%) rispetto ai gatti del gruppo di controllo, nei quali non è stato riscontrato. Pertanto, i ricercatori concludono che esiste un rapporto tra le due patologie.

    L'origine della gengivostomatite potrebbe essere trovata in un'alterazione del sistema immunitario locale, che risponde in modo esagerato alla presenza di stimoli antigenici cronici, come il calicivirus. Poiché oltre l'80% dei gatti che soffrono di processi infiammatori cronici nella cavità orale risulta positivo al test di isolamento dell'FCV orofaringeo, come indicato da un altro test condotto presso l'Universidad Nacional del Centro de la Provincia de Buenos Aires4, si pensa che il calicivirus potrebbe anche agevolare la penetrazione di altri agenti, causando danni alla membrana cellulare.

    1. Berger, A. et. Al. (2015) Feline calicivirus and other respiratory pathogens in cats with Feline calicivirus-related symptoms and in clinically healthy cats in Switzerland. BMC Veterinary Research; 11: 282.
    2. Belgard, S. et. Al. (2010) Relevance of feline calicivirus, feline immunodeficiency virus, feline leukemia virus, feline herpesvirus and Bartonella henselae in cats with chronic gingivostomatitis. Berl Munch Tierarztl Wochenschr; 123(9-10): 369-376.
    3. Dowers, K. L. et. Al. (2010) Association of Bartonella species, feline calicivirus, and feline herpesvirus 1 infection with gingivostomatitis in cats. J Feline Med Surg; 12(4): 314-321.
    4. Dambolena, I. Et. Al. (2017) Calicivirus felino en gatos vacunados. Tesina di orientamento. Argentina: Universidad Nacional del Centro de la Provincia de Buenos Aires.

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