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    L'uovo nel petfood: una fonte proteica sottovalutata con alto valore biologico

    L'uovo è una fonte proteica sottovalutata nel petfood, spesso evitata per timori infondati di allergie e colesterolo. In realtà, ha un elevato valore biologico grazie alla sua ricchezza di aminoacidi essenziali, rendendolo ideale per animali in crescita, recupero o anziani.

    Una fonte proteica che non definirei innovativa ma sicuramente sottovalutata nel petfood è  sicuramente l’uovo. 

    Il perché forse deriva dalla discriminazione a cui sono stati sottoposti tutti i prodotti correlati  direttamente o indirettamente contenenti pollo e i suoi derivati o in questo caso più correttamente  direi “collegati”. 

    Tale sentenza può essere opinabile per dinamiche che non andrò a esaminare perché non  contestualizzate in questo articolo ma che in altra sede potranno essere approfondite. 

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    La correlazione tra la presunta natura allergizzante delle carni di pollo e quella dell’uovo è stata a mio  parere invalidante nei confronti di una fonte proteica di indiscutibile valore. 

    Inizieremo esaminando nello specifico quale sono gli allergeni presenti nell’uovo, essi sono principalmente cinque: 

    • Ovomucoide (Gal d 1): Insieme all’ovalbumina, l’ovomucoide è la principale proteina  allergenica nelle uova. È ad alto potenziale allergenico e resistente al calore. Ciò significa che i  soggetti allergici all’ovomucoide non tollerano né uova crude né cotte. 
    • Ovalbumina (Gal d 2): l’ovalbumina è il principale allergene in volume nelle uova. È  termolabile e si decompone a circa 80 ° C. Le persone allergiche a questa proteina tollerano  spesso uova sode o prodotti da forno. 
    • Ovotransferrina (Gal d 3): l’ovotransferrina, nota anche come con albumina, è una  glicoproteina legante il ferro e si decompone a circa 60 ° C. 
    • Lisozima C (Gal d 4): il lisozima ha un effetto antimicrobico, motivo per cui è ampiamente  utilizzato come conservante negli alimenti. 
    • Livetina(Gal d 5): l’alfa-livetina è il principale allergene nel tuorlo d’uovo. Mostra reattività  crociata con albumina sierica. 

    Quindi escludendo le termolabili e quelle non presenti nella carne di pollo ci rimane un unico  allergene crociato che sarebbe la livetina. Quindi non è considerabile un dato di fatto che le allergie  alla carne di pollo includano anche una reattività nei confronti dell’uovo. 

    Ma forse si cade troppo spesso nell’errore di considerare tutti i cani e gatti allergici o dare troppa  importanza al potenziale allergenico come se tutti i soggetti fossero sempre nelle condizioni  fisiologiche o subpatologiche tali da scatenare reazioni di tipo immunitario.  

    Questo ha fatto si che una valida fonte proteica tra le più preziose che esistano sia stata penalizzata da questa correlazione e limitata nelle produzioni più per questioni legate a legende che a realtà.  

    Altro fattore ingiustamente invalidante deriva da limiti legati a pratiche dell’alimentazione umana: 

    Linee guida della società di nutrizione italiana indica nella sua ultima revisione un massimo di 4 uova a  settimana che include sia persone sane che affette da patologie che richiedono limitazioni dietetiche. 

    Ma dobbiamo sempre ricordare che tra gli umani e i carnivori domestici le differenze dietetiche sono  enormi. I limiti sono dettati dal contenuto di colesterolo che sono riferiti ai rischi cardiovascolari nella 

    nostra specie, ciò andrebbe però preso in analisi in funzione della prolungata esposizione al fattore di  rischio. Non dimentichiamo la sostanziosa differenza della durata media della vita che è di lunga  superiore a quella dei nostri animali.  

    Aggiungerei inoltre che l’ipercolesterolemia di origine alimentare nei carnivori non è riportata. 

    Quindi le differenze tra i livelli di colesterolo di una dieta ricca di uova può essere significativa se  confrontata ad una dieta onnivora, che comprende quindi una presenza di vegetali molto abbondante.  Se confrontata ad una dieta carnivora la differenza si assottiglia e confrontata con i tempi di  esposizione limitati rende il rischio veramente irrisorio.  

    Allora parliamo di vantaggi e non di luoghi comuni che forse è un tema più realistico. 

    Il valore di una proteina è legato alla sua composizione amminoacidica; tale metodo di valutazione è  correlato alla presenza di tutti gli aminoacidi "essenziali" nelle giuste proporzioni e quantità, e viene  definito “valore biologico”. 

    Il valore biologico ha lo scopo di comparare l’efficienza della proteina in un sistema metabolico.  I metodi utilizzati per il calcolo del valore biologico delle materie prime sono diversi, senza scendere  nel particolare dei vari sistemi che possono essere più o meno precisi possiamo, in seguito ad un  confronto, affermare che l’ovo si posiziona al primo posto di questa classifica. La caratteristica che lo  rende tale è la presenza di aminoacidi essenziali in quantità e proporzioni tali che rendono efficiente  l’utilizzo degli aminoacidi con un residuo non metabolizzato molto basso. Utilizzando il metodo  Mitchell possiamo vedere che all’uovo viene assegnato il valore di 96 mentre la carne di vitellone  ottiene un punteggio di 76, il valore scende sotto i 60 se prendiamo in esame proteine di origine vegetale per la loro carenza in alcuni aminoacidi come la lisina. 

    Il PDcaas invece crea una scala da 0 a 1 dove ovviamente l’uno è il valore massimo e utilizza un sistema di calcolo che tiene conto degli aminoacidi limitanti. Con questo metodo, l’uovo si posiziona sul valore di uno. Per quanto i metodi abbiano delle pecche matematiche possiamo essere sicuri, con  il confronto tra i vari metodi, che è indiscutibilmente l’alimento proteico di maggior utilità biologica. La sua utilità ed efficacia viene espressa al meglio nel caso di animali che hanno un fabbisogno  proteico aumentato, sia per la crescita che per il recupero in fase di convalescenza, o ancora nelle  fasi senili dove il turn over proteico è aumentato a causa di ovvie motivazioni. Anche nelle fasi di mantenimento un alimento costruito intorno ad una proteina ricca in aminoacidi  essenziali non può che essere un vantaggio.

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