vaccini cane.jpg vaccini cane.jpg
  • Momento della lettura: 1 mins

    Cause, diagnosi e trattamento della blefarite nei cani

    Le lesioni perioculari nei cani sono molto frequenti nella pratica veterinaria di routine. Tuttavia, sono molte le cause scatenanti, quindi è fondamentale essere consapevoli dei vari metodi diagnostici e dei rispettivi trattamenti per la blefarite nei cani.

    Guida Gastrointestinale

    Eziologia e fattori di rischio della blefarite nei cani

    L'infiammazione delle palpebre, conosciuta anche come blefarite, è un processo dall’eziologia multipla e molto variegata, che deve essere trattato come un disturbo dermatologico. L'infiammazione si manifesta sulla zona cutanea e di solito non colpisce gli strati interni dell'occhio.

    Le cause di questo sospetto clinico possono essere suddivise in primarie,1 direttamente legate all'alterazione delle ghiandole di Meibomio o delle ghiandole di Zeiss e Moll, e secondarie, che possono essere a loro volta classificate in:

    • Cause infettive: dove gli agenti batterici, in particolare lo Staphylococcus aureus, sono predominanti. 2
    • Cause immunomediate: nelle malattie dermatologiche come il lupus o il pemfigo è nota la presenza di blefarite. Il pemfigo vulgaris3 è la varietà che colpisce le giunzioni mucocutanee del paziente dove, oltre all'infiammazione, si possono trovare varie lesioni quali vescicole, vesciche o squame epidermiche. Nel caso del lupus, le alterazioni cutanee che provoca sono generalizzate e interessano anche le palpebre del cane.4
    • Cause parassitarie: da un lato, gli ectoparassiti5 quali Sarcoptes scabiei o Demodex canis scatenano reazioni infiammatorie, rispettivamente scavando gallerie negli strati profondi della pelle o alterando i follicoli piliferi. Anche gli endoparassiti, come ad esempio Leishmania infantum, sono in grado di sviluppare lesioni oculari e perioculari6 nei cani: ne soffre infatti il 24,4% dei pazienti affetti da leishmaniosi.
    • Cause fungine: principalmente Microsporum canisMicrosporum gypseumTrichophyton mentagrophytes e Malassezia spp.
    • Blefarite seborroica: associata all'accumulo di grasso nel cuoio capelluto che si concentra sulle palpebre.
    • Blefarite dovuta ad allergia ambientale e/o alimentare.
    • Predisposizione genetica: ci sono razze di cani, come i cani brachicefali, che presentano alterazioni cutanee che possono essere localizzate sulle palpebre, dove danno luogo alla blefarite.

    blefarite cani

    Segni clinici e diagnosi

    I segni clinici che si manifestano nei pazienti con blefarite sono numerosi, tra cui desquamazioneiperemiaalopecia ed edema, con lesioni cutanee, quali papulemaculepustolepruritocroste e ulcere, che sono accompagnate da dolore.7

    Come commentato nella sezione precedente, la blefarite è un processo multifattoriale con cause molto diverse, quindi è fondamentale effettuare una diagnosi differenziale per stabilire il protocollo terapeutico opportuno e ottimale.

    Innanzitutto, la storia clinica del paziente svolge un ruolo fondamentale, in modo tale che il periodo dell'anno in cui si verifica l'alterazione, come altresì la posizione della casa e la frequenza con cui si presentano le lesioni possono orientare la diagnosi del veterinario verso i disturbi allergici e parassitari.

    Oltre ai vaccini obbligatori: In che modo l'alimentazione può contribuire  all'immunità del cucciolo? [Scarica la guida gratis]

    Per la diagnosi differenziale8 saranno necessari raschiamenti cutaneitricogrammiesami citologici e istologici di tipo dermatologico. Con queste tecniche, la presenza o l'assenza di vari tipi di ectoparassiti, funghi, lieviti e batteri può essere esaminata al microscopio. Tuttavia, un risultato negativo di questi test non comporta l’esclusione completa della patologia in questione, poiché ci sono casi, come la rogna sarcoptica, in cui il 50-70% dei raschiamenti eseguiti danno risultati negativi.

    Per escludere altre patologie si devono utilizzare tecniche di laboratorio come gli esami del sangue, gli esami sierologici per alcuni parassiti, tra cui Leishmania infantum, e i test allergici per ottenere una diagnosi differenziale completa.

    Trattamento

    Il protocollo terapeutico9 varia in funzione della vasta gamma di possibili eziologie della blefarite. Per questo motivo la diagnosi deve essere il più precisa e accurata possibile. A causa della localizzazione delle lesioni, la maggior parte dei farmaci usati per trattare la blefarite saranno somministrati per via sistemica.

    Innanzitutto è opportuno alleviare i segni clinici con l'uso di antinfiammatoriantibiotici di copertura per evitare infezioni secondarie, tenendo presente che se viene eseguita una coltura batterica si dovrà somministrare l'antibiotico sensibile al patogeno specifico.

    In caso di pazienti con malattia immunomediata, l'uso della terapia corticosteroidea sarà fondamentale per il miglioramento, con una dose iniziale da ridurre progressivamente a cascata.

    Infine, l'uso di farmaci antiparassitari e antimicotici, sia a livello terapeutico che preventivo, soprattutto nel caso degli antiparassitari, sarà necessario nei casi di ectoparassitosi e micosi, come altresì un'accurata igiene dell'ambiente dell'animale.

    Conclusioni

    La blefarite nei cani è una lesione dalla causa multifattoriale e dalla sintomatologia variabile. Per questo motivo non esiste un unico trattamento e bisogna procedere con una diagnosi differenziale per individuare la causa originale del processo.

    New call-to-action

    Rassegna bibliografica
    1. Giménez S. Infecciones e inflamaciones parpebrales. Farmacia profesional. Vol 19(2): 56-61. Disponibile su: https://www.elsevier.es/es-revista-farmacia-profesional-3-articulo-infecciones-e-inflamaciones-palpebrales-13072120
    2. Ríos AM et al. Staphylococcus multirresistentes a los antibióticos y su importancia en medicina veterianaria. Clínica Veterinaria de Pequeños Animales. Vol 35(3): 149-161. Disponibile su: https://www.clinvetpeqanim.com/index.php?pag=articulo&art=3
    3. Alonso, P. A., Martínez, C. M., Montaña, J. R. G., Díez, Á. J. A., & López, J. R. (1992). Un caso de pénfigo vulgar canino. In Anales de la Facultad de Veterinaria de León (Vol. 38, No. 38, pp. 127-130). Universidad de Oviedo
    4. Balazs, V. (2017). Caso clinico: Lupus eritematoso mucocutáneo en un perro. Revista Hospitales Veterinarios, 9(1), 6-11.
    5. Pulido-Villamarín, A. D. P., Castañeda-Salazar, R., Ibarra-Ávila, H., Gómez-Méndez, L. D., & Barbosa-Buitrago, A. M. (2016). Microscopia y principales características morfológicas de algunos ectoparásitos de interés veterinario. Revista de Investigaciones Veterinarias del Perú, 27(1), 91-113.
    6. Villagrasa, M. (2011). Manifestaciones oculares de la Leishmaniosis. Revista Veterinaria Argentina, 1-9.
    7. Martín, E. (2007). Atlante di oftalmologia clinica del cane e del gatto (No. V770 ESTa).
    8. Díaz S e Noli C. Dermatología. In: Agut A et al. Manual clínico de medicina interna en pequeños animales II. ed. 5M Publishing (2016). pp. 110- 168.
    9. Esteban J. Los párpados. In: Guía rápida de oftalmológica canina y felina. ed. Servet (2009). pp 7-84.