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    Antidolorifici per gatti. Quali scegliere?

    Un buon supporto analgesico per i gatti che hanno dolore è fondamentale nella gestione di innumerevoli processi.

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    Introduzione

    Per molto tempo, il trattamento del dolore nei pazienti felini è stato ignorato dai professionisti veterinari, a causa della difficoltà di riconoscere il dolore in questa specie e la limitata disponibilità di antidolorifici per gatti di cui fossero stati adeguatamente convalidati l'uso e il dosaggio. Tuttavia, negli ultimi anni sono stati compiuti progressi significativi nel modo in cui il dolore viene riconosciuto e trattato, tanto da essere attualmente considerato il quarto parametro vitale dopo la temperatura, la frequenza cardiaca e la frequenza respiratoria. La valutazione dei cambiamenti comportamentali associati e l'uso di idonee scale di valutazione del dolore sono fondamentali per il corretto riconoscimento del dolore nel gatto.1

    Il trattamento analgesico è considerato una parte fondamentale della gestione di molte condizioni. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che i felini presentano una serie di particolarità anatomiche e fisiologiche che hanno un effetto sull'analgesia, per cui non è possibile estrapolare i protocolli analgesici per i gatti da quelli previsti per altre specie.1

    Caratteristiche del dolore nei gatti

    Il dolore è un fenomeno complesso, associato a cambiamenti fisiopatologici che influenzano il comportamento e la qualità di vita.

    Il dolore acuto, di solito  associato a un danno tissutale, ha lo scopo di modificare il comportamento dell'animale per ridurre al minimo il danno e ottimizzare le condizioni di guarigione. Questo dolore scompare quando la guarigione è completa. Alcuni esempi di questa tipologia sono il dolore associato a un intervento chirurgico, un trauma o una malattia acuta.

    Al contrario, il dolore cronico persiste oltre la guarigione dei tessuti, ha una componente nocicettiva mista, può verificarsi anche in assenza di malattia attiva e non ha alcuna finalità biologica, per cui è considerato un dolore disadattivo, che pregiudica il benessere del paziente.2,3 Alcuni esempi di questo tipo sono il dolore oncologico, il dolore articolare secondario all'osteoartrite, il dolore parodontale, il dolore post-chirurgico persistente e il dolore neuropatico.4

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    Scelta degli antidolorifici per gatti

    DIFFERENZE IN TERMINI DI METABOLIZZAZIONE

    La specie felina differisce significativamente dagli esseri umani o dai cani per quanto riguarda la metabolizzazione di diversi farmaci, il che ovviamente ne influenza il dosaggio e la frequenza di somministrazione.

    • Le sostanze che vengono eliminate dopo la coniugazione metabolica (ad esempio paracetamolo, carprofene, ketoprofene, morfina) vengono escrete più lentamente nel gatto, il che può portare a significativi effetti avversi (fino al decesso) se le dosi vengono estrapolate da un'altra specie.
    • Le sostanze metabolizzate mediante ossidazione (ad esempio meloxicam, buprenorfina) vengono invece eliminate più rapidamente.1
    • Va inoltre considerato che la malattia renale cronica può influenzare la farmacocinetica di molti agenti anestetici e analgesici. Si tratta di una malattia a forte prevalenza (30-40%) nei gatti geriatrici, il gruppo di età che più frequentemente riceve questo tipo di farmaci.1

    antidolorifici per gatti

    FARMACI

    L'obiettivo del trattamento del dolore acuto consiste nel correggere la causa sottostante e interrompere i segnali nocicettivi a livello del sistema nervoso, un risultato che generalmente si ottiene attraverso l'uso di oppioidi e farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), anche se a volte si possono utilizzare altri farmaci come anestetici locali, alfa-2 agonisti, ketamina o gabapentin.

    Il controllo del dolore cronico richiede una gestione multidisciplinare e olistica della qualità di vita del paziente.2

    La diversità in termini di distribuzione, densità e numero di recettori oppioidi a livello del sistema nervoso centrale nelle diverse specie spiega le differenze di efficacia e la presenza di effetti avversi degli analgesici oppioidi nel gatto rispetto ad altre specie.1 A dosi adeguate gli oppioidi forniscono analgesia nelle procedure dolorose e possono provocare comportamenti quali fare le fusa, impastare e sfregarsi, nonché euforia. Tuttavia, la morfina, l'ossimorfone o l'idromorfone possono causare vomito ed eccessiva salivazione, a propria volta in grado di influire sul benessere del gatto.

    Gli agonisti del recettore mu (morfina, metadone, fentanyl, remifentanil, petidina) forniscono un'analgesia dose-dipendente e sono raccomandati per il trattamento del dolore moderato/grave.

    • I cerotti transdermici di fentanyl (registrati nell'uomo) sono stati usati nel gatto, ma l'alta variabilità interindividuale nell'assorbimento può portare al fallimento terapeutico. Per avere inizio, l'effetto può richiedere fino a 7 ore dall'applicazione e persistere fino a 7 ore dopo il ritiro.
    • Le infusioni di oppioidi forniscono un'adeguata analgesia, abbinata al vantaggio di poter scalare la dose.
    • La somministrazione epidurale di oppioidi fornisce una buona analgesia, specialmente se combinata con anestetici locali. È importante svuotare preliminarmente la vescica per evitare la ritenzione urinaria causata dalla morfina per via epidurale.1
       

    La buprenorfina, un agonista parziale del recettore mu che non ha effetti dose-dipendenti, è raccomandata per il controllo del dolore lieve/moderato o come parte dell'analgesia multimodale. Come il metadone, può essere somministrata attraverso la mucosa orale, anche se si preferisce la via endovenosa o intramuscolare.1

    Nalbufina e butorfanolo sono agonisti kappa con un effetto analgesico limitato e generalmente vengono usati nei protocolli di sedazione unitamente ad alfa-2 agonisti o acepromazina.1

    Il tramadolo è un analgesico a doppia azione, in quanto funge da debole antagonista oppioide sintetico e da inibitore della ricaptazione di noradrenalina e serotonina. Le formulazioni liquide hanno un sapore amaro che può causare salivazione abbondante, limitandone l'uso nei gatti. Si pensa che abbia un effetto analgesico migliore nei gatti rispetto ai cani, ma neanche in questo caso è considerato un forte analgesico. Può essere usato per il trattamento del dolore acuto o cronico quando altre opzioni non sono disponibili o sono controindicate  e può essere combinato con acepromazina o dexmedetomidina per la sedazione.1

    FANS sono ampiamente utilizzati come antidolorifici per gatti e sono generalmente farmaci sicuri. In ogni caso, quando si considera il loro uso nel trattamento del dolore cronico è importante selezionare i farmaci registrati per tale indicazione nel gatto e monitorare la possibile comparsa di effetti avversi, oltre che la funzione renale.1-5

    Conclusioni

    Per lungo tempo in veterinaria si è pensato che i gatti molto raramente provano dolore, per cui in molti casi ne è stato ignorato il trattamento. Fortunatamente, i veterinari hanno imparato a riconoscere alcuni cambiamenti nell'atteggiamento di questi animali, anche per quanto riguarda l'espressione del muso, che ci aiutano a riconoscere quando il gatto sta soffrendo. L'autore di questo articolo è un forte sostenitore dell'uso di scale di valutazione che consentano di valutare la gravità del dolore nel modo più oggettivo possibile, al fine di poter selezionare il trattamento più appropriato per ogni singolo caso e di monitorarne l’efficacia nel tempo.

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    Bibliografia
    1. Steagall PV. (2020) Analgesia: What Makes Cats Different/Challenging and What Is Critical for Cats? Vet Clin North Am Small Anim Pract; 50:749-767.
    2. Mathews K, Kronen PW, Lascelles D, et al. (2014). Guidelines for recognition, assessment and treatment of pain. J Small Anim Pract; 55: E10-68. 
    3. Epstein M, Rodan I, Griffenhagen G, et al. (2015). 2015 AAHA/AAFP Pain Management Guidelines for Dogs and Cats. J Am Anim Hosp Assoc; 51: 67-84.
    4. Monteiro BP, Steagall PV. (2019). Chronic pain in cats: Recent advances in clinical assessment. J Feline Med Surg; 21: 601-614.
    5. KuKanich K, George C, Roush JK, et al. (2021). Effects of low-dose meloxicam in cats with chronic kidney disease. J Feline Med Surg; 23: 138-148.