Vaccinazione antirabbica nei cani: protocollo unico o diciassette protocolli diversi?
Introduzione
Anche se numerosi mammiferi possono essere ospiti della rabbia,2 il principale vettore sono gli animali carnivori, spesso cani e gatti. Possono essere interessate anche altre specie di carnivori o i chirotteri, a seconda della zona geografica. Ad esempio, in Europa possono agire come serbatoi della rabbia i pipistrelli e le volpi3 e la presenza di due Lyssavirus associati alla rabbia è stata rilevata in diverse specie di chirotteri.
L’importanza della rabbia come zoonosi
La rabbia è una delle zoonosi più importanti a causa della gravità del quadro clinico che provoca, sia negli animali che nell'uomo. È presente in tutto il mondo e due terzi dei paesi continuano ad essere infettati. Metà della popolazione mondiale vive in zone endemiche e ogni anno la malattia è responsabile della morte di circa 59.000 persone, soprattutto bambini nelle zone rurali dei paesi in via di sviluppo in Africa e Asia.1
Questa zoonosi viene trasmessa dalla saliva di animali infetti, prevalentemente attraverso i morsi. Infatti, il 99% dei casi di rabbia nell’uomo sono causati dal morso di un cane infetto. Il periodo di incubazione è variabile e può andare da poche settimane a diversi mesi. Una volta che i sintomi si manifestano, la malattia è quasi sempre mortale sia negli animali che nell'uomo.1
Il principale vettore della rabbia nei paesi in cui la malattia rimane un problema di salute pubblica è il cane, quindi per prevenire le morti umane bisogna eliminare la rabbia canina attraverso la vaccinazione. Si stima che la vaccinazione del 70% della popolazione canina nei paesi ancora infetti potrebbe debellare la rabbia nel cane e quindi anche nell’uomo.1
In molti paesi, la vaccinazione antirabbica dei cani è imposta per legge ed è solitamente richiesta anche per consentire agli animali domestici di effettuare viaggi internazionali.4 In un'area geografica in cui la rabbia è endemica, la vaccinazione antirabbica dei cani dovrebbe essere considerata essenziale.
Vaccinazione antirabbica nei cani : situazione in Italia
La rabbia silvestre e urbana ha interessato il territorio dell’Italia centro-meridionale fino al marzo del 1973, con rari casi di rabbia nei selvatici segnalati nelle province di Trento, Bolzano e Belluno nel 1967 e 1968. Nel 1993 e 1994 una nuova epidemia di rabbia silvestre, proveniente dall’Austria, ha interessato la provincia di Bolzano.
Nell’ottobre del 2008 la rabbia silvestre è ricomparsa in alcuni comuni del nordest della regione Friuli Venezia Giulia. I casi diagnosticati sono da mettere in stretta correlazione con la situazione epidemiologica della rabbia silvestre nella vicina Slovenia e in Croazia
La vaccinazione dei carnivori domestici è obbligatoria in caso di movimentazione internazionale (Regolamento UE n. 576/2013). Il vaccino utilizzato è inattivato e adiuvato, generalmente con sali di alluminio ed è solitamente sufficiente un’unica somministrazione per suscitare una risposta protettiva nell’animale con durata variabile tra uno e tre anni.
Dal 29 dicembre 2014 è entrata in vigore la nuova normativa sanitaria (Regolamento UE 576/2013 e Regolamento UE 577/2013) dell’Unione europea che disciplina la movimentazione non commerciale degli animali da compagnia tra i Paesi membri dell’Unione europea e provenienti dai Paesi terzi.
Conclusioni
La rabbia è una zoonosi dall’ampia distribuzione a livello mondiale e rappresenta un grave problema di salute pubblica a causa della gravità del quadro clinico che, in assenza di trattamento, ha esito fatale. Il principale vettore della malattia sono i cani, quindi vaccinare la popolazione canina per debellare la rabbia in questi animali è uno strumento fondamentale per eliminare anche i casi nell'uomo.