Sindrome di Horner nel gatto: eziologia e protocollo diagnostico
Introduzione
La sindrome di Horner è una malattia unilaterale o bilaterale, che si verifica a seguito di un danno alle vie nervose simpatiche che innervano l'occhio.
In questa innervazione sono coinvolte 3 tipologie di neuroni:
- i neuroni di primo ordine, che coprono il percorso dal cervello ai primi segmenti toracici del midollo spinale;
- i neuroni di secondo ordine, che vanno dal termine della via del primo ordine al ganglio cervicale craniale;
- infine, i neuroni di terzo ordine, che vanno dal ganglio cervicale craniale ai nervi simpatici del bulbo oculare e alle relative appendici.
Per questo motivo, e a seconda della localizzazione della lesione, si parla di sindrome di Horner centrale, pregangliare o postgangliare, di cui quest'ultima rappresenta la manifestazione clinica più frequente. In ogni caso, i segni clinici oculari sono gli stessi, indipendentemente dalla posizione della lesione.1,2
Manifestazioni cliniche della sindrome di Horner nel gatto
Includono:
- Miosi, dovuta alla mancanza di innervazione del muscolo dilatatore dell'iride.
- Enoftalmia, in conseguenza della mancanza di attività dei muscoli periorbitali antagonisti dei muscoli retrattori del bulbo.
- Protrusione della terza palpebra, secondaria all'enoftalmia e alla lesione delle vie simpatiche che la innervano. È importante ricordare che, a differenza del cane, il gatto ha fibre nervose simpatiche che innervano la muscolatura liscia della terza palpebra.
- Ptosi palpebrale, dovuta alla mancanza di tono dei muscoli palpebrali e all'enoftalmia.
- Inoltre, la perdita di innervazione simpatica può causare vasodilatazione periferica omolaterale e far apparire il padiglione auricolare del lato interessato più caldo di quello controlaterale; è inoltre possibile osservare iperemia del piano nasale o congiuntivale. Anche se questi ultimi segni sono rari nel gatto, è stato descritto almeno un caso di decolorazione locale sul muso a seguito della diminuzione dell'attività melanocitica secondaria alla vasodilatazione, in un gatto di razza siamese.1,2
Diagnosi della sindrome di Horner nel gatto
Tra le cause più frequenti della sindrome di Horner nel gatto si includono traumi, malattie infettive/infiammatorie e neoplasie.3
È stato altresì riportato che i gatti con polipi dell'orecchio medio sono predisposti alla sindrome di Horner.4
Rispetto ad altre specie, i gatti sono particolarmente suscettibili allo sviluppo della sindrome di Horner a seguito di interventi chirurgici all'orecchio (prevalenza fino al 58,3%), una condizione che può essere permanente nel 25% dei casi.2,5 Circa il 26-40% dei casi di sindrome di Horner nel gatto sono considerati idiopatici.1,2
Diagnosi
La diagnosi clinica della sindrome di Horner non è difficile e si basa sul riconoscimento dei summenzionati segni clinici. In ogni caso:
- in un gatto con anisocoria è importante che il veterinario verifichi che la pupilla con miosi sia effettivamente la pupilla malata,
- nonché escludere altre possibili cause di miosi (uveite, endoftalmite, panoftalmite o cheratite ulcerosa).2
L'applicazione di 1 goccia di una soluzione di cocaina al 5-10% è considerata il gold standard per la diagnosi della sindrome di Horner. Negli animali sani la cocaina provoca infatti una dilatazione pupillare, che non si verifica nei pazienti con sindrome di Horner bilaterale.
Se la sindrome è unilaterale si osserva un'anisocoria più marcata, perché la pupilla interessata non si dilata o si dilata minimamente, mentre la pupilla non colpita mostra una midriasi completa. Questo test non consente tuttavia la localizzazione anatomica della lesione. Inoltre, i requisiti legali per ottenere la cocaina e il fatto che la sua applicazione deve essere separata dall'uso di parasimpaticolitici fanno sì che non sia comunemente usata.2
L'apraclonidina (0,5-1%) viene utilizzata in medicina umana nella diagnosi della sindrome di Horner. In un occhio sano non esercita praticamente alcun effetto sulle dimensioni della pupilla, mentre nell'occhio interessato provoca una dilatazione pupillare, che nei pazienti con malattia unilaterale si manifesta sotto forma di riduzione dell'anisocoria 30-45 minuti dopo la somministrazione.2
La somministrazione di fenilefrina o adrenalina topica viene usata per stabilire la localizzazione della lesione.
- Nei gatti con sindrome di Horner postgangliare, l’adrenalina (0,1 ml allo 0,001%) provoca la dilatazione della pupilla interessata entro 20 minuti se è presente una lesione postgangliare, mentre negli animali sani o con sindrome di Horner pregangliare si richiedono 30-40 minuti.
- Se il test viene effettuato con fenilefrina al 10%, la midriasi è evidente dopo 5-8 minuti in caso di lesioni postgangliari, ma è assente negli occhi normali o colpiti da lesioni pregangliari. Se si applica fenilefrina 1% (1 goccia) in gatti con sindrome di Horner postgangliare, i segni oculari si risolvono in meno di 20 minuti, ma non c'è alcun effetto negli animali con malattia centrale o pregangliare. È importante applicare la fenilefrina contemporaneamente in entrambi gli occhi. Negli animali con malattia bilaterale si dilateranno entrambe le pupille.1-2
- L'uso di idrossiamfetamina all'1% è stato proposto come metodo per distinguere la sindrome di Horner pregangliare o centrale (la pupilla si dilata entro 45 minuti) da quella postgangliare (nessun effetto); tuttavia, questo test sembra avere un tasso di falsi negativi e falsi positivi più alto rispetto alla fenilefrina.1
- La presenza di ulteriori disturbi neurologici, quali atassia, paresi o paraplegia, deficit posturali o stato mentale alterato, è caratteristica della sindrome di Horner centrale.3
Conclusioni
La sindrome di Horner felina ha una sintomatologia abbastanza caratteristica, quindi in linea di massima la diagnosi clinica non è difficile. In ogni caso, è consigliabile effettuare una valutazione complementare adeguata, che consentirà di localizzare il livello della lesione e individuarne l'origine. A questo proposito, è importante essere consapevoli della predisposizione allo sviluppo della sindrome di Horner nei gatti sottoposti a intervento chirurgico dell'orecchio e avvertire i proprietari di questa possibilità.